giovedì 21 febbraio 2013

Lettere

Leggendo una delle note del "De Bello Gallico" mi è sorta una domanda molto attuale.
Nel passato gli storici per analizzare un determinato evento avevano molti mezzi a loro disposizione.
Alcuni di questi erano i resoconti, i commenti o trattati di uomini che durante la loro epoca raccontavano e descrivevano dei propri tempi.
Un esempio è quest'opera di Cesare in cui noi seguiamo le sue battaglie e la sua avanzata in Gallia (principalmente).
Sappiamo inoltre che oltre al suo fine storiografico, quest'opera ha obbiettivi smaccatamente politici. E' uno dei grandi testi base della propaganda moderna. Vedere gli eventi come vuole l'autore, non solo, provare in risonanza emozioni ad essi senza accorgersi di essere stati guidati o sospinti. Leggere di eventi e dover credere ad esso.
Uno dei metodi per indagare di più tra fatti era trovare  appunti di realtà tra vecchie lettere ingiallite, tramandate da nipoti o amici, trovate in scrigni privati o frammenti nelle ceneri di un camino.
Tutta una recensione epistolare tra grandi e mediocri , popolani e scienziati, monarchi e generali.
Modi di scrivere o approcciarsi. La capacità di amore fraterno nascosto tra le righe di una lettera accorata dietro la figura di un politico intransigente.

E oggi tutto questo potrebbe essere perso.

Nel passato valeva la dicotomia "Le informazioni nel presente si muovono lente, nel futuro vanno veloci"
Adesso vale l'esatto contrario. Posso sapere cosa avviene dall'altra parte del mondo in questo esatto momento.
Ma tra cento anni le mie mail ad amici, le richieste a conoscenti e parenti gli ossequi ai professori saranno sconosciuti. E non solo le mie, ma anche quella di uomini importanti e famosi. Perchè le memorie fisiche dei nostri computer non sopraviveranno se non in rari casi a noi. E ogni tot anni i server di posta vengono eliminati.
Abbiamo guadagnato la conoscenza oggettiva ma abbiamo fatto perdere al futuro quella soggettiva e personale?