giovedì 28 gennaio 2016

Settimane.

Dove ho trovato la serenità nei piccoli gesti senza pressioni.
L'amicizia solida e vecchia, dove la conoscenza si fà serva della bontà.
Ho trovato anche l'inaspettato, dove effimeri sbuffi di noia e curosità, in giornate improvvisate, si traducono in ricordi, libri e foto dalle mille luci.

E vi son state anche le notte insonni, i passi nervosi, l'inappetenza.
Mi sono scontrato contro chi scambia la sofferente stanchezza dell'impotenza con il vizio e l'ignavia.

Il tempo che vola e il diapason della vita che ricorda:
Non è il suono sordo del tamburo a guidare la melodia, ma il "La" gioioso e risonante che consolida l'attimo in un lungo e vibrante sorriso.


lunedì 29 dicembre 2014

Seconds

Seconds è la terza opera di O'Malley, canadese conosciuto per il suo stile di disegno semplicistico e il modo spiccio e particolare con cui fa dipanare le sue storie.
Essendo un fumetto ci sono quindi da analizzare l'aspetto artistico visivo e l'aspetto artistico "letterario".
Visivamente riprendiamo lo stile delle sue opere precedenti in cui si nota però la maturità dell'artista, avendo affinato le proporzioni. Si nota particolarmente come sia migliorato nella definizione degli ambienti e degli edifici. Menzione particolare ai colori, fondamentali nel seguire l'evoluzione della storia, spesso azzeccati e mai pervasivi.
Se non vi piacciono i bambolotti chibi però non c'è trippa per gatti, vi farà schifo.
Se invece riuscite ad apprezzarli non potrete che rimanere innamorati. 
Con pochi simboli espressivi e con le capacità motorie limitate (son sempre palle con stecchi, non corpi umani) e qualche colpo stilistico di genio, l'autore riesce a far esprimere la totalità delle emozioni umane trasmettibili da un fumetto.
Dal punto di vista letterario i dialoghi sono sempre interessanti, con presenza di metadialoghi tra autore e protagonista che ricorda vecchie opere, ma è sempre simpatico da leggere. Varie gag spezzano la drammacità di fondo. Stilsticamente è corretto e apprezzabile il lavoro dell'autore.
La trama seppur scontata viene trasmessa in maniera interessante, tanto da non permetterti di annoiarti, anzi invoiandoci a sfogliare le pagine una dopo l'altra.
Come al solito con O'malley si usano costrutti fantasiosi e non reali per parlare di problematiche dell'anima. 
Katie la protagonista è una giovane donna in carriera (chef del ristorante più rinomato della città) che all'apice della sua vita riesce a trovare il Deus Ex Machina definitivo. Un taccuino che permette di rimediare ai propri sbagli nella vita e a correggerli.
Come dicevo l'idea di fondo è banale, ma il modo in cui è orchestrata ed eseguita è benfatto ed interessante (tranne che forse alla fine).
Si raccontano le delusioni del giovane trentenne medio, i suoi dubbi e il suo rimanere ancora legato ad una giovinezza passata da poco (frecciatine) in maniera ironica ma decisa. Tanto che verso la fine dell'opera la drammaticità intrinseca del racconto non viene per nulla scalfita dallo stile bambinesco di disegno.
Non si ha bisogno di un protagonista in cui ci si identifichi, o personaggio secondari eccezionali e strambi per poter raccontare una bella storia.
Si ha solo bisogno di un bel racconto e dei giusti attori. Se vuoi raccontare della normalità, hai bisogno di persone normali, con i loro problemi anche inserendoli in una strana storia di mistery e fantastico.
La definirei una favola moderna, in stile Grimm (quindi non disney), senza la violenza di fondo.
Consiglio questo fumetto, perchè è una bella lettura, interessante e non vuota; permette di pensare e ragionare seppur intrattenendoti.

sabato 18 ottobre 2014

La solitudine

La Solitudine non è una condizione in qualcuno si può trovare a causa di condizioni esterne.
La Solitudine è uno stato dell'anima.

Ci ritroviamo a vivere in una società che basa ogni suo piccolo rintocco di lancetta sul concetto di individualità al servizio di altri, sconosciuti e incontattabili. Perfino la tua stessa persona spesso è scambiata per un'altro: colui che riceve lo stipendio, colui che acquista, colui che osserva o viene osservato; in altre epoche spero che il rapporto personale con la propria individualità sia stata rispettata.

La scienza e il giornalismo però paiono volerci ricordare tramite una semplice definizione che questo stato della situazione sia incorretto, definendo l'uomo "animale sociale", simile all'ape che priva della sua compagna non potrebbe continuare a svolgere il suo compito, vivere.

Non riesco a comprendere quindi lo stato d'animo in cui si ritrova una persona in cui la propria aria è contata e non condivisibile, gli spazi si allargano e le lancette percorrono incessanti un periodo di avanzata e ritrazione sempre sullo stesso secondo, minuto, frazione d'ora

Non è per definizione contro Natura?

venerdì 26 settembre 2014

Una breve estate di foto

Sessione di foto di questa breve estate. Alcune delle mie preferite, tali che non siano in numero sufficente da dare noia!






























Premoderati

Il Post-redazione ha deciso di premoderare i commenti ai propri articoli.
In poche parole si sceglie di abbandonare la possibilità di lasciare uno spazio libero e aperto ai commenti di qualsiasi genere per poter, tramite un lavoro di controllo per ogni singolo commento decidendo quale consono all'articolo e quale no, di migliorare la qualità media della discussione sulla propria rete.

Sò solo che così ho perso un luogo che spesso in giornata ricercavo, e perdo così anche la possibilità di sentire ragionamenti di persone che io stimavo se non intelletualmente, seppure mi è capitato spesso, almeno umoristicamente.

Addio caro George! Addio strana fp57!

Allegati:

http://www.ilpost.it/2014/09/22/la-casa-dei-moderati/

http://www.mantellini.it/2014/09/24/premoderati-al-post/#comments

lunedì 19 maggio 2014

L'UOMO CON TROPPA TESTA

Nel Febbraio del 18** una strana superstizione iniziò a circolare per l'Europa continentale: si trattava, alcuni lettori lo ricorderanno, del così detto "Uomo con la Doppia Testa" o, per i detrattori, l' "Uomo con Troppa Testa". Questo misterioso essere fu avvistato la prima volta da una signora di Avignone, che lo vide appoggiato a un albero sotto un cartello. L'uomo sembrava avere, disse la signora, "un'altra testa sopra la testa, ma non la faccia, solo la parte sopra della testa, quella in cui ci vanno i capelli". L'uomo riapparve alcuni giorni dopo in una piazza di Parigi. Si formò immediatamente un capannello di curiosi. L'uomo venne descritto come un individuo normale, ma, secondo le parole di un testimone, "portava al di sopra della testa come una sorta di enorme carosello tagliato a metà" – si intende qui l'ecotipo di carosello tondeggiante e simile a un pomodoro – "anche se ora che ci penso anche la sua testa sembrava un po' un carosello, ma di quell'altro tipo" – lo spettatore allude all'ecotipo di carosello allungato detto 'falliforme' – "per cui l'insieme era strano ma armonico". L'individuo si era svincolato dal gruppo di curiosi ed era scomparso in una viuzza. Alcuni studiosi supposero che l'uomo avesse per una malformazione il cervello al di sopra del cranio. Poiché l'uomo era stato descritto molto magro e dall'apparenza quasi fragile, che sembrava combattere il vento come un fuscello, si escluse la possibilità di un nuovo soldato automatico Prussiano volto al macello dei Francesi. Nell'appello dei giornali scientifici alla calma e alla ragione molti intellettuali, professionisti o dilettanti, iniziarono a speculare sul soggetto: alcuni lo ritenevano lo scherzo di un monello, altri un assurdo gioiello posto in cima a un'elaborata capigliatura 'ancient régime', altri, e quello per un po' parve il modo più sensato di risolvere la questione, ritennero che tutti i testimoni oculari avessero mentito, questo per farsi bello, quello per non essere diverso dagli altri, qualcuno per sentire il campanello della gloria o per provare un piacere sadico nell'appello stesso della stampa scientifica che quelle dichiarazioni avevano suscitato. Tuttavia mentre questa spiegazione si abbassava come un martello a spianare il problema, trenta nuovi avvistamenti resero gli autori dell'articolo lo zimbello della società: in dieci punti della Francia e della Germania svariati testimoni videro un uomo con un fagottello e un'aria straniera aggirarsi con una seconda specie di testa sopra la testa. I testimoni ripetevano lo stesso indovinello: "Non il viso, ma la parte di sopra, quella che quando piove ti si bagna per prima".
Venni chiamato ad investigare con una squadra di ricercatori. "Dovete battere ogni strada, stradina e ponticello" mi ripetevano in ritornello. "E nello stesso istante in cui vedete un uomo con troppa testa, lo dovete arrestare, a ogni costo". Con me erano il Colonnello Headlin e il prof. Lure, inventore del fornello. Eravamo un drappello di intrepidi, mi sentivo vicino a ognuno di loro come a un fratello gemello. "Cercheremo in ogni bettola, locale, spogliarello, nella tana di ogni pipistrello, nel peggiore tugurio, guarderemo nel fardello di ogni pellegrino, esamineremo l'anello di ogni signora, guarderemo ogni brandello di proletario, fermeremo ogni carro, cavallo o cammello, interrogheremo ogni frate, padre, fratello o confratello, guarderemo nello stesso pozzo del mondo e nel manico di ogni ombrello -"
"Sì signore!" gridammo per fermarlo e iniziammo la caccia. Il nostro manipolo era snello ma la missione difficile. Seguimmo gli avvistamenti: un morello ci rimandò a un contadinello che ci mandò dal proprietario di un uccello che aveva visto l'uomo parlare con un ragazzo che accudiva un vitello, il quale ragazzo, corrotto con del caramello, ci mandò avanti di un altro livello indicandoci un falegname con un unico lungo capello a cui lui in persona aveva indirizzato il misterioso individuo perché questi cercava uno sgabello. Raggiungemmo il falegname rapidi come un flagello, prendendo ogni traccia al rastrello. Il falegname disse che l'individuo aveva appena saldato il conto e ci indicò una strada. In fondo vedemmo un individuo allontanarsi in mantello, un fiore all'occhiello, leggero come un granelo di sabbia e sopra la testa, una specie di seconda testa poggiata di lato. Afferrammo corda e manganello e seguimmo contro quell'uomo alto e smilzo come un pennello. Giunto a un oscuro castello con una torre alta e stretta che sembrava un coltello, il nostro novello mostro cominciò ad aprire il portone quando ci scoprimmo e lo arrestammo. Non voleva cedere e si ingaggiò in un breve duello che finì quando Headlin lo colpì sulla faccia con uno sportello di legno. Allora avenne una cosa straordinaria: la sua mostruosa escrescenza cranica saltò via dalla testa e rotolò per qualche metro in un tentativo di fuga, per poi fermarsi in una pozzanghera a scolorirsi come un acquarello. Ora l'uomo aveva messo un'aria innocente d'agnello. Lo caricammo sulla carrozza e portammo anche l'orrenda cosa. Mentre traversavamo il fiumicello del bosco Headlin, giocherellando con un ramoscello, non seppe resistere ed iniziò a interrogare quello strano soggetto, che pareva disegnato a pastello.
"Cos'è questa storia?" chiese. "Parla pivello".
"Quale storia?".
"Questa specie di escrescenza verde pisello".
"Non è un 'escrescenza".
"Un sovra-testa!".
"Fuocherello".
Ormai eravamo al cancello del più vicino palazzo di giustizia, proprio a fianco del bordello, in cima a un monticello piuttosto bello. Il venticello muoveva le tende della carrozza.
"Si tratta di un modello" disse l'uomo, "di quello che sarà il più diffuso oggetto del futuro. Ero stufo, a litigare col vicino, di essere colpito col randello; quando piove, di aprire l'ombrello; di avere tutti i capelli all'aria quando andavo sul battello. Per questo ho inventato - ".
"Cosa?".
"L'iper-calotta sovracranica" disse l'uomo.

Fine.