sabato 3 maggio 2014

Gosh: Grandi Oggetti & Scienziati Comuni H, l'h è muta

<<Poffare esimio codesto objietto in qual guisa si adopra? >>
-Generico membro della società reale di scienza-





I grandi scienziati e l'invenzione degli oggetti comuni,
Un progetto di racconto svago tra due amici, folli, che usano divertirsi in maniera sbagliata. Avete mai letto quei bellissi racconti o romanzi dell'800 in cui l'amore per la scienza e lo stupore del curioso sono osservati dietro lenti di corno spesso, librerie polverose e viaggi in treno o nave simili a grandi esplorazioni? Parlo di Verne e Wells, con un misto di Doyle e tutti quegli scrittori che amavano immaginarsi il futuro e la scienza. Bene e cosa succederebbe se uno di questi esimi "pennivendoli" dovesse illustrare l'invenzione di oggetti comuni di tutti i giorni (seppur utilissimi) invece delle classiche "macchine del tempo"? Questo e successivi scritti sono il nostro tentativo nell'indagare la questione!
I MERAVIGLIOSI PERIPODI DEL PROF. R di Yuri



Eravamo stati invitati a casa del prof. R per una dimostrazione. Nessuno di noi sapeva esattamente che cosa aspettarsi: il prof. R sa essere piuttosto imprevedibile, quando vuole.
Si trattava di una dimora dall'aria piuttosto severa, quasi aspra, ma l'interno era piacevolmente imbottito. Attraversando il giardino notai che il luogo era meravigliosamente silenzioso; piccoli fiori lilla rallegravano il sentierino che conduceva al vecchio portone.
Nell'elegante salotto in stile Vittoriano erano accomodati, essendo arrivati prima di me, il prof. Manz, il dott. Coulebert e il prof. Clariote.
"Sembra che io sia arrivato per ultimo" dissi dando il soprabito alla servitù.
"Non si preoccupi di questo" disse il dott. Coulebert, "la conversazione con questi signori è quanto mai interessante".
"Ma dov'è il professore?" chiesi prendendo posto su una grossa poltrona imbottita, mentre una domestica mi passava una buona tazza di te'.
"Non sappiamo" disse il prof. Manz. "Ha fatto sapere che tarderà un po'".
Proprio in quel momento la grossa doppia porta a vetri screziati si aprì ed entrò il prof. R in persona. Era un uomo alto e magro, piuttosto bizzarro, allampanato, sulla cinquantina, con ciuffi di capelli grigi.
"Scusate moltissimo l'attesa signori", disse. "Ero occupato nelle ultime modifiche di ciò che vi voglio mostrare".
"Ci chiediamo infatti tutti cosa possa essere" disse il dott. Clariote.
"Vi sarà chiaro tra non molto" disse il prof. R sedendo sulla poltroncina rossa. "Intanto permettetemi di offrirvi un'altra scatola di biscotti".
Ringraziammo e attingemmo profusamente.
"Prof. Manz" disse il nostro ospite, "Ha avuto problemi durante la strada?".
"No" rispose il prof. Manz, "Cosa intende dire?".
"Sassi, ortiche, cocci di bottiglia".
"Le solite cose. Ma per fortuna una delle sue serve mi ha fornito tutti i cerotti necessari".
"Ben presto i cerotti da alluce e le garze non saranno più necessari".
"Come sarebbe?" chiedemmo all'unisono.
"Il prof. R ha forse inventato un modo di pulire le strade da ogni asperità?" chiese Coulebert.
"Ancora meglio di così dottore, ancora meglio" disse il prof. R e suonò un piccolo campanello. "Albert, puoi venire".
Allora la doppia porta da cui era entrato il professore si aprì di nuovo e vedemmo venire avanti un maggiordomo alto e ben vestito con un carrello coperto da un drappo. Il prof. R sollevò il drappo, mostrando due oggetti pressoché identici, di cui non riuscimmo a capire la natura. Erano come degli involucri, non proprio delle scatole, ma una sorta di sacchi semirigidi, dalla forma alquanto bislacca e aperti da un lato.
"Signori, vi presento i Peripodi Anficutanei".
Tutti ci alzammo in piedi e venimmo intorno ai misteriosi arnesi, riempiendo di domande il nostro ospite.
"Che cos'è?" chiese il prof. Menz.
"E' chiaramente un sistema per misurare la potenza del vento!" disse il prof. Clariote. "Basta porre questi oggetti su un luogo esposto e, se volano via, signifca che la velocità del vento è al di sopra di un certo valore. Ho indovinato, prof. R?".
"Ha sbagliato più di quando le ho chiesto cosa potesse farci con la sua penna a cubo" rispose il prof. R. "Servono per i piedi".
"Cosa?!".
"Se inseriamo i piedi all'interno dei Peripodi" spiegò il prof. R, "questi strumenti avvolgeranno le nostre estremità come una sorta di sacca protettiva".
"A cosa serve questa parte rigida?" chiese il dott. Coulebert.
"E' una sorta di superficie traslabile" rispose il prof. R. "Ho avuto l'idea studiando alcuni elementi di geometria euclidea. I primi Peripodi che ho creato ne erano sprovvisti, ma i sassi appuntiti riuscivano a penetrare la sacca, ferendo in ogni modo i miei piedi".
"Ma lei ... " disse Menz, "ha già testato gli strumenti, professore?".
"Certamente!" disse R scaldandosi. "State a vedere".
Così dicendo poggiò con estrema cautela gli oggetti a terra. Dopodiché inserì uno dei suoi piedi nella prima delle due sacche, attraverso la parte lasciata aperta. Il piede vi scomparve, come inghiottito. Tutti ci allarmammo.
"Stia attento" disse Menz.
"Si farà male così!" disse Coulebert.
"Tranquilli signori tranquilli, è tutto sotto controllo" disse il prof. R e inserì l'altro piede nella sacca rimanente.
"Ma appena proverà a camminare" disse Menz, "i suoi piedi ne verranno fuori".
"Qui sta la parte più ingegnosa del meccanismo. Un complesso sistema di cordicelle che ho costruito io stesso permette, come potete vedere" e così dicendo egli iniziò una serie di complicate manovre con dei lacciouli attorno alle sacche, "di trattenere la sacca Anficutanea attorno all'estremità".
Quando ebbe finito, il prof. R fece tre passi. Tutti sbalordimmo e qualcuno gridò.
"Lei rivoluzionerà il mondo!" non poté trattenersi Menz.
"Ora signori, vorrei chiedervi un favore" disse il prof. R. "Se non dovessi tornare, dite all'Accademia che ho rubato tutti i miei articoli".
"Che cosa intende fare?" chiesi.
"Voglio uscire per strada con gli Anfipodi. E vedere fin dove posso arrivare".
"Lei è pazzo!" esclamò Coulebert. "Le bloccheranno la circolazione!".
"Professore" disse Menz, "potrebbe accasciarsi al suolo".
"Staremo a vedere amici miei" disse il prof. R uscendo dalla stanza a bordo dei suoi meravigliosi Peripodi. "Staremo a vedere".
Rimanemmo soli nella stanza, in un grande silenzio, a guardarci l'un l'altro.
"Cos'è che ha detto dei suoi articoli?" chiese infine il prof. Menz.

Fine.

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