<<Poffare esimio codesto objietto in qual guisa si adopra? >>
-Generico membro della società reale di scienza-
-Generico membro della società reale di scienza-
I grandi scienziati e l'invenzione degli oggetti comuni,
Un progetto di racconto svago tra due amici, folli, che usano divertirsi in maniera sbagliata.
Avete mai letto quei bellissi racconti o romanzi dell'800 in cui l'amore per la scienza e lo stupore del curioso sono osservati dietro lenti di corno spesso, librerie polverose e viaggi in treno o nave simili a grandi esplorazioni?
Parlo di Verne e Wells, con un misto di Doyle e tutti quegli scrittori che amavano immaginarsi il futuro e la scienza.
Bene e cosa succederebbe se uno di questi esimi "pennivendoli" dovesse illustrare l'invenzione di oggetti comuni di tutti i giorni (seppur utilissimi) invece delle classiche "macchine del tempo"?
Questo e successivi scritti sono il nostro tentativo nell'indagare la questione!
I
MERAVIGLIOSI PERIPODI DEL PROF. R di Yuri
Eravamo
stati invitati a casa del prof. R per una dimostrazione. Nessuno di
noi sapeva esattamente che cosa aspettarsi: il prof. R sa essere
piuttosto imprevedibile, quando vuole.
Si
trattava di una dimora dall'aria piuttosto severa, quasi aspra, ma
l'interno era piacevolmente imbottito. Attraversando il giardino
notai che il luogo era meravigliosamente silenzioso; piccoli fiori
lilla rallegravano il sentierino che conduceva al vecchio portone.
Nell'elegante
salotto in stile Vittoriano erano accomodati, essendo arrivati prima
di me, il prof. Manz, il dott. Coulebert e il prof. Clariote.
"Sembra
che io sia arrivato per ultimo" dissi dando il soprabito alla
servitù.
"Non
si preoccupi di questo" disse il dott. Coulebert, "la
conversazione con questi signori è quanto mai interessante".
"Ma
dov'è il professore?" chiesi prendendo posto su una grossa
poltrona imbottita, mentre una domestica mi passava una buona tazza
di te'.
"Non
sappiamo" disse il prof. Manz. "Ha fatto sapere che tarderà
un po'".
Proprio
in quel momento la grossa doppia porta a vetri screziati si aprì ed
entrò il prof. R in persona. Era un uomo alto e magro, piuttosto
bizzarro, allampanato, sulla cinquantina, con ciuffi di capelli
grigi.
"Scusate
moltissimo l'attesa signori", disse. "Ero occupato nelle
ultime modifiche di ciò che vi voglio mostrare".
"Ci
chiediamo infatti tutti cosa possa essere" disse il dott.
Clariote.
"Vi
sarà chiaro tra non molto" disse il prof. R sedendo sulla
poltroncina rossa. "Intanto permettetemi di offrirvi un'altra
scatola di biscotti".
Ringraziammo
e attingemmo profusamente.
"Prof.
Manz" disse il nostro ospite, "Ha avuto problemi durante la
strada?".
"No"
rispose il prof. Manz, "Cosa intende dire?".
"Sassi,
ortiche, cocci di bottiglia".
"Le
solite cose. Ma per fortuna una delle sue serve mi ha fornito tutti i
cerotti necessari".
"Ben
presto i cerotti da alluce e le garze non saranno più necessari".
"Come
sarebbe?" chiedemmo all'unisono.
"Il
prof. R ha forse inventato un modo di pulire le strade da ogni
asperità?" chiese Coulebert.
"Ancora
meglio di così dottore, ancora meglio" disse il prof. R e suonò
un piccolo campanello. "Albert, puoi venire".
Allora
la doppia porta da cui era entrato il professore si aprì di nuovo e
vedemmo venire avanti un maggiordomo alto e ben vestito con un
carrello coperto da un drappo. Il prof. R sollevò il drappo,
mostrando due oggetti pressoché identici, di cui non riuscimmo a
capire la natura. Erano come degli involucri, non proprio delle
scatole, ma una sorta di sacchi semirigidi, dalla forma alquanto
bislacca e aperti da un lato.
"Signori,
vi presento i Peripodi Anficutanei".
Tutti
ci alzammo in piedi e venimmo intorno ai misteriosi arnesi,
riempiendo di domande il nostro ospite.
"Che
cos'è?" chiese il prof. Menz.
"E'
chiaramente un sistema per misurare la potenza del vento!" disse
il prof. Clariote. "Basta porre questi oggetti su un luogo
esposto e, se volano via, signifca che la velocità del vento è al
di sopra di un certo valore. Ho indovinato, prof. R?".
"Ha
sbagliato più di quando le ho chiesto cosa potesse farci con la sua
penna a cubo" rispose il prof. R. "Servono per i piedi".
"Cosa?!".
"Se
inseriamo i piedi all'interno dei Peripodi" spiegò il prof. R,
"questi strumenti avvolgeranno le nostre estremità come una
sorta di sacca protettiva".
"A
cosa serve questa parte rigida?" chiese il dott. Coulebert.
"E'
una sorta di superficie traslabile" rispose il prof. R. "Ho
avuto l'idea studiando alcuni elementi di geometria euclidea. I primi
Peripodi che ho creato ne erano sprovvisti, ma i sassi appuntiti
riuscivano a penetrare la sacca, ferendo in ogni modo i miei piedi".
"Ma
lei ... " disse Menz, "ha già testato gli strumenti,
professore?".
"Certamente!"
disse R scaldandosi. "State a vedere".
Così
dicendo poggiò con estrema cautela gli oggetti a terra. Dopodiché
inserì uno dei suoi piedi nella prima delle due sacche, attraverso
la parte lasciata aperta. Il piede vi scomparve, come inghiottito.
Tutti ci allarmammo.
"Stia
attento" disse Menz.
"Si
farà male così!" disse Coulebert.
"Tranquilli
signori tranquilli, è tutto sotto controllo" disse il prof. R e
inserì l'altro piede nella sacca rimanente.
"Ma
appena proverà a camminare" disse Menz, "i suoi piedi ne
verranno fuori".
"Qui
sta la parte più ingegnosa del meccanismo. Un complesso sistema di
cordicelle che ho costruito io stesso permette, come potete vedere"
e così dicendo egli iniziò una serie di complicate manovre con dei
lacciouli attorno alle sacche, "di trattenere la sacca
Anficutanea attorno all'estremità".
Quando
ebbe finito, il prof. R fece tre passi. Tutti sbalordimmo e qualcuno
gridò.
"Lei
rivoluzionerà il mondo!" non poté trattenersi Menz.
"Ora
signori, vorrei chiedervi un favore" disse il prof. R. "Se
non dovessi tornare, dite all'Accademia che ho rubato tutti i miei
articoli".
"Che
cosa intende fare?" chiesi.
"Voglio
uscire per strada con gli Anfipodi. E vedere fin dove posso
arrivare".
"Lei
è pazzo!" esclamò Coulebert. "Le bloccheranno la
circolazione!".
"Professore"
disse Menz, "potrebbe accasciarsi al suolo".
"Staremo
a vedere amici miei" disse il prof. R uscendo dalla stanza a
bordo dei suoi meravigliosi Peripodi. "Staremo a vedere".
Rimanemmo
soli nella stanza, in un grande silenzio, a guardarci l'un l'altro.
"Cos'è
che ha detto dei suoi articoli?" chiese infine il prof. Menz.
Fine.
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